Geologia e Metanodotti: intervista a Tommaso Zullo

Geologia e Metanodotti sono collegati tra di loro da un legame importantissimo, che influenza la sicurezza e la buona riuscita delle attività di cantiere.

I metanodotti, che trasportano gas naturale spesso percorrendo lunghe distanze, attraversano una varietà di terreni e ambienti geologici. Capire come il suolo e le rocce si comportano e quali rischi naturali possono presentarsi lungo il percorso sono elementi essenziali per garantire che gli impianti siano sicuri e duraturi.

Per questo, prima della realizzazione di ogni opera, come CEM, ci avvaliamo della collaborazione e consulenza di un team di specialisti in grado di guidarci nelle scelte più giuste. Per la sicurezza delle persone e del territorio.

Tra questi professionisti, di rilievo è la figura del geologo, il professionista che più di tutti può fornirci delle indicazioni utili su come gestire la grande varietà e peculiarità dei terreni sui quali andiamo a operare.

Per approfondire la tematica della relazione tra Geologia e Metanodotti, oggi abbiamo intervistato il geologo Tommaso Zullo, consulente di CEM da diversi anni.

Quanto è importante lo studio geologico del sito nella realizzazione di un metanodotto?

Quando si pianifica un metanodotto, uno dei primi passi è l'analisi geologica del territorio. Questa fase preliminare permette di identificare le caratteristiche del terreno, come la sua composizione, stabilità e le potenziali sfide che potrebbe presentare. Ad esempio, un metanodotto che deve attraversare terreni rocciosi richiede tecniche di scavo molto diverse rispetto a uno che attraversa suoli sabbiosi o argillosi. Le rocce dure, come il granito, possono richiedere macchinari specializzati per le operazioni di scavo, mentre i terreni più morbidi possono essere soggetti a crolli, necessitando di supporti temporanei per garantire la sicurezza degli operai e la stabilità del terreno.

Qual è una delle sfide geologiche più rischiose nella progettazione di un metanodotto?

Il rischio sismico. Se un metanodotto attraversa una zona soggetta a terremoti, devono essere prese misure speciali per evitare che un sisma possa danneggiare la condotta, con il rischio di gravi incidenti. In questi casi, vengono spesso progettati sistemi che permettono al metanodotto di resistere ai movimenti del suolo, come giunti flessibili o strutture che possono assorbire le vibrazioni.

Le frane e l'erosione rappresentano ulteriori sfide geologiche. In aree montuose o collinari, dove il terreno può essere instabile, è essenziale adottare misure preventive, come il rinforzo dei pendii o la costruzione di muri di contenimento, utilizzo di palancole, sacchettate etc. Allo stesso modo, nelle aree soggette a erosione, specialmente vicino ai corsi d'acqua, è necessario proteggere il metanodotto dall'esposizione, che potrebbe compromettere la sua integrità.

Come si gestiscono, invece, attività dove è presente acqua sotterranea?

La presenza di acqua sotterranea è un altro fattore di cui tenere conto. L'acqua può infiltrarsi nello scavo, rendendo il terreno più instabile e aumentando il rischio di corrosione delle tubature. Per questo motivo, è spesso necessario installare sistemi di drenaggio per mantenere asciutta l'area di scavo e prevenire problemi a lungo termine.

Tutto questo ci offre una visione chiara di come la geologia giochi un ruolo centrale nella costruzione e nella gestione dei metanodotti. Comprendere le caratteristiche del terreno e le potenziali sfide geologiche permette di progettare metanodotti sicuri, efficienti e duraturi. Ogni progetto deve essere attentamente pianificato, considerando i rischi e le peculiarità del territorio, per garantire che il gas naturale possa essere trasportato in modo sicuro, minimizzando l'impatto ambientale e proteggendo le comunità locali.

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